di Maria Filippone.

In questi ultimi due mesi stiamo assistendo ad un lungo semiquadrato tra Saturno e Plutone e questo mi ha molto colpito. Intanto perché nella scuola di Astrologia da cui provengo non si dava rilevanza a questo genere di aspetti, cosiddetti minori ed invece, ho potuto constatare che si fanno sentire, specie se durano un tempo tanto lungo. Ho potuto verificarlo sia sul piano personale che nel confronto con gli altri intorno a me. Ed astrologicamente ritengo che questo aspetto minore, tanto minore non sia stato. Quando si verificano aspetti nel cielo, la loro energia si riversa sulla Terra ed ognuno di noi riceve questa loro interazione come un’interferenza con cui bisogna fare i conti.
In questo caso specifico Saturno si è posizionato a 28 dello Scorpione e Plutone a 13 del Capricorno, all’esatta angolatura di 45°, definito semiquadrato. Tanto per non farci mancare nulla, Saturno si è fermato proprio nel regno di Plutone (Scorpione) e Plutone in quello di Saturno (Capricorno). Certamente questo accentua il dialogo/conflitto tra i due pianeti. Ad analizzarli singolarmente l’energia di Saturno è quella di contenere, nella forma, nella struttura e, nel caso in cui non sia contenibile, di introiettare fagocitando, allo stesso modo in cui il Saturno mitologico, divorava i propri figli per non incorrere in pericoli futuri.

Lo Scorpione è il segno della trasformazione profonda, fino all’ultimo stadio, quello della morte. Allora abbinando e confrontando i due valori di Saturno – struttura e Scorpione – trasmutazione – mortificazione si può supporre che questo passaggio implichi un attento riesame dei nostri “morti” interiori, quelli non ancora trasmutati e portati alla coscienza. L’altra analisi, quella di Plutone in Capricorno agisce a livello meno personale, perché Plutone riguarda molto di più il collettivo. E qui siamo nell’ambito di un pianeta che rappresenta la spinta alla sopravvivenza della specie, che si trova nel segno più spartano dei dodici, il Capricorno, appunto. Questo segno rappresenta le alte vette, gli eremi, la spoliazione dell’inutile e ha come obiettivo la capacità di essere autonomi, indipendenti, capaci di badare a noi stessi. Facendo semplicemente due più due, Plutone in Capricorno ci dice che per sopravvivere dobbiamo acquisire autonomia. Se a questo aggiungiamo il collegamento con i valori prima citati dello Scorpione, ecco che, perché si possa acquisire questa autonomia siamo costretti (Saturno – dovere) ad affrontare quello che non abbiamo ancora strutturato e che crea il nostro pantano emotivo – ombra (Scorpione).
Quella parte nostra nell’ombra, non risolta e non trasmutata dell’Io, che non può essere autonoma perché viene agita dalla rabbia e, o diventa mortificante, oppure vendicativa e si avvita nei vecchi meccanismi di autolesionismo volto a mantenere tutto nella stasi affinché l’attenzione su di sé, sia assicurata. Così Saturno, ritornato in Scorpione si sta adoperando perché il lavoro fatto sia sufficientemente accurato per garantire una nuova sopravvivenza alla specie umana, quella che Plutone, dall’alto del suo tempo molto lento, sta cercando di assicurare da anni e per i prossimi anni, anzi…per questa nuova Era.

Il Giudizio

Questo incontro/scontro tra due Titani non rende la vita facile a nessuno, tutti dobbiamo affrontare questo esame e può succedere che, magari siamo arrabbiati con noi stessi e ci mettiamo in discussione per strutturarci su un piano più evoluto, oppure erigiamo gli altri a nostri carnefici, che non ci vanno bene o per i quali non andiamo bene o non andiamo bene abbastanza e affondiamo nello stagno scorpionico della mortificazione ad oltranza. In entrambi i modi, però, siamo costretti ad interrogarci e permettere che una struttura (Saturno) adatta a sopravvivere (Plutone) di questi tempi si possa manifestare, lasciando così che i due pianeti si manifestino sul piano tangibile, affinché si perpetui l’eterna legge di Ermete Trismegisto “…come in alto, così in basso”.

Maria Filippone
mariafil@libero.it